L'uomo di sabbia - Individualismo e perdita di sè Book Cover L'uomo di sabbia - Individualismo e perdita di sè
Transizioni
Catherine Ternynck
Psicologia
Vita e Pensiero
2012
Libro
208

Il libro “L’uomo di sabbia. Individualismo e perdita di sé”, trova la sua ragion d’essere dal lungo ascolto di pazienti che sembravano avere tutti un denominatore comune: una grande stanchezza di vivere, l’incapacità di stupirsi, di riconoscere il tragitto e il senso della propria storia personale. Sono questi gli “uomini di sabbia”, cresciuti in un terreno sabbioso, svuotato del suo humus di relazioni, legami, responsabilità. Nasce così un percorso in cui l’autrice, nel tentativo di recuperare la fisionomia di questo fenomeno, fa un’analisi acuta della nostra società evidenziando, come filo rosso, il pensiero individualista e libertario che dagli anni settanta in poi disegna l’uomo come artefice di se stesso, guidato solo dalle proprie scelte e dai propri pensieri.
Più ottimista de “L’ospite inquietante” di Galimberti e de “La morte del prossimo” di Zoja, la Ternynck  intravvede nell’uomo di sabbia l’uomo di un itinerario, il testimone di un’umanità che cerca un passaggio, che tenta di aprirsi un varco. L’uomo di sabbia è, si, una figura terminale, ma anche qualcosa che sta emergendo: sta fra due mondi, nel momento in cui una cultura si sostituisce a un’altra. Se il pensiero libertario è andato a corrodere i luoghi privilegiati in cui si costruiscono le fondamenta umane – la famiglia, il sociale e il mondo politico, lo stesso universo simbolico – la sfida del XXI secolo in Occidente sarà proprio quella di rafforzare l’umano dell’uomo. Come anche diceva Bauman, non sarà la società a “salvare” l’uomo, ma la comunità, ossia i legami che le persone creano spontaneamente tra di loro.
Alcuni testi che possono sostenere la parte più “costruttiva” della riflessione sulle tematiche proposte dalla Terninck, possono essere “Dire l'uomo. Persona cultura della Pasqua” di Marko Rupnik, "Educare oggi alle virtù" di Giuseppe Savagnone e “L’altro siamo noi” di Enzo Bianchi. In questi testi, infatti, si recupera l’identità autentica della persona umana, la necessità di una educazione alle virtù non come sterile volontarismo, ma come passione che dirige e dà senso alla vita, e l’importanza del dialogo come forma di incontro che non è finalizzato al consenso, ma ad un avanzare insieme, in un progresso reciproco.
Mi piace accostare “L’uomo di sabbia” alla poesia di Rilke, Autunno, in cui sebbene si senta il peso di una caduta, emerge anche la speranza che Qualcuno, alla fine, ci raccoglierà nelle Sue mani.

AUTUNNO

Cadon le foglie, cadono da lungi
come fioccando da remote selve
che avvizziscan pei cieli. Ed è, nell'atto,
quasi una volontà d'annientamento.
Lungo le notti, la terra, pesante
cade, dagli astri, nella solitudine.
Tutti. cadiamo. Questa mano, cade.
Guàrdati intorno!... E tutto, intorno, cade.
Ma uno Spirito v'è, che questo immenso
universo cadere, entro le mani,
con insonne pietà, regge ed eterna.

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