Il sogno di Désirée Boco, diventato realtà grazie ad Angelica Amodei, figlia di Rosanna Lambertucci

Désirée Boco da un anno e mezzo testimonia e racconta le sue esperienze da ragazza disabile e disprassica.

Désirée, cos’è che ti ha spinto a testimoniare il tuo vissuto da disprassica?

 “La sofferenza che ho provato durante l’ultimo anno di scuola superiore. Mi sentivo sola nella mia diversità, sbagliata, incompresa e a causa di ciò ero diventata molto scontrosa.

La consapevolezza che ho acquisito in questi anni grazie alla specialista e tecnico dell’apprendimento, veniva percepita da alcune persone come una critica personale. 

Sono contenta di aver finito la scuola. Con il livello di consapevolezza che ho adesso, penso che avrei avuto un brutto voto di condotta tanto da essere sospesa. Riesco addirittura a prevedere come il mio cervello può essere influenzato da eventi esterni o come potrebbe reagire se coinvolto in un’azione in un determinato modo piuttosto che in un altro.”

Adesso com’è vista la tua consapevolezza? 

“E’ vista come dev’essere vista. Come una possibilità per venirci incontro l’un l’altro.”

E’ stato difficile trovare qualcuno per darti questa possibilità di testimoniare?

“Sì, molto difficile. Ma essendo molto determinata, sapevo che un giorno ci sarei riuscita. 

Il mio sogno di iniziare a testimoniare è diventato realtà grazie alla mia amica Angelica Amodei, la quale mi ha fatto scrivere un articolo proprio riguardante la disprassia intitolato “la mia chiave della felicità.”

E poi sei stata messa in contatto con Virginia Costantino ideatrice del sito Disprassia qui, che emozioni hai provato quando hai potuto iniziare a testimoniare? 

“Una grandissima emozione , ma allo stesso tempo una gran responsabilità!” 

Qual è sempre stata una caratteristica delle tue testimonianze? 

“La sincerità, anche quella più scomoda, ho difficoltà a mentire.”

Adesso però, senti il bisogno di testimoniare e di scrivere anche altri racconti, ed è per questo che testimoni anche sul sito della cooperativa “L’Albero a Colori”… Perché questa scelta?

“Principalmente per un motivo di tutela verso i social. 

I social sono uno strumento bellissimo, ma anche molto pericolosi. Sono contentissima di iniziare a testimoniare anche sul loro sito. Mi soffermerò su molte tematiche sociali perchè sento il bisogno di spaziare e di raccontare altro. Ho nuovi racconti nel cassetto.”

Questo tuo “lavoro” ti porta ad essere molto esposta. Come fai a lasciare una parte di te privata?

“Tra le scelte di questa missione c’era anche quella di dividere il pubblico dal privato. Sono molto gelosa della mia parte privata, della quale non rilascerò nelle interviste.”

Ci sono stati momenti difficili dove hai pensato di non testimoniare più?

“Nonostante i social vengano a volte presi come luogo dove scaricare le proprie frustrazioni, continuerò a testimoniare in altre forme: tutelandomi da essi e incrementando il contatto umano.  

Ho sofferto troppo. Quando ho concluso il mio percorso scolastico, ho compreso l’importanza di testimoniare e dar voce alla disprassia e alla mia realtà e questa sarà la mia missione, nonostante tutte le difficoltà.”